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      Quando io penso che gli eruditi hanno potuto discutere su l'esistenza reale di Laura, io mi domando sul serio se gli eruditi abbiano mai letto il Canzoniere di Francesco Petrarca. È vero che ad evocare Laura è assai più utile un poco di psicologia che molta erudizione: ed è anche vero che la psicologia è una scienza che ha più d'ogni altra assoluto bisogno di quell'aurea manzoniana cosa che si nasconde, qualche volta, per paura del senso comune! Ma poichè io suppongo ogni erudito dotato di larga dose di buon senso, come è possibile, mi chiedo, leggere il Canzoniere e non vederne subito balzar fuori Laura, viva e vera, nella sua complessa e adorabile femminilità di creatura reale? Non si sente dunque subito che questa donna è troppo umana, troppo plasmata di erompente verità, per essere una pura e semplice figurazione d'arte? Essa è tutto il mondo poetico di Petrarca appunto perchè è tutta la sua vita, perchè riempie tutta quanta l'anima sua: e se il lungo soliloquio amoroso di questo Grande, se il canto monocorde del suo plettro divino non ci tedia mai, gli è che noi sentiamo la sincerità d'accento che fa vibrare il cuore ed il cervello, gli è che noi ci avvediamo di assistere al vero dramma psichico di quella grande anima in lotta più con se medesima che con la donna amata.
      Nessuna storia amorosa io conosco che sia più gentile o più profonda di questa.
      Un lungo amore, una ventenne sete occupa il cuore di Francesco Petrarca senza ch'egli possa cogliere mai «ramo nè foglia», non solo, ma senza ch'egli sappia mai, veramente, se la donna amata lo riami.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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