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      Ma anche dopo questo Petrarca dubiterà di lei! Possibile che in tutti i tempi l'uomo abbia sempre creduto che una sola debba essere la prova d'affetto che una donna possa dargli?
      Laura canta come una sirena: ma anche nel suo cantare ella dà indizio di avere l'animo turbato; poichè prima di sciogliere la voce, sospira, esita, china gli occhi a terra, quasi soverchiata da una forza interiore che deve restare occulta: poi si rinfranca, e dal candido seno si sprigiona la chiara voce che allaga di dolcezza il poeta.
      Eppure la maestà di Laura è tanta, tanto è il rispetto che la sua bellezza e la sua virtù incutono in lui, ch'egli è in pieno fuoco d'amore, e non ardisce, con aperte parole, manifestarglielo!
      E del mancato ardimento invano tenta consolarsi cantando:
      «Chi può dir come egli arde è in picciol foco.»
      Nei tre sonetti del guanto abbiamo un quadretto graziosissimo che ci mostra Laura in un momento di amabile birichineria, seguita immediatamente da pentimento. Ella si lascia rapire un guanto (i furti di questo genere avvengono sempre con la complicità di chi è derubato: no?) poi se ne pente e lo rivuole. Petrarca se ne dispera, ma cavallerescamente lo rende, restando privo del suo dolce tesoro. E poichè si rammarica di non avere avute ali ai piedi e di non avere meglio difesa la sua nobile preda
      «Contra lo sforzo sol d'un'angioletta»
      non pare che debba essere stata tra i due una specie di lieta pugna, in cui il cavaliere innamorato ha dovuto cedere non già alla forza, ma alla grazia delle piccole mani di Madonna?


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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