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      (È curiosissima, a questo proposito, la sua corrispondenza privata con Maria Teresa). Quantunque, evidentemente, ella non possa amare il re d'amore, ella è per lui una buona camerata nella lieta fortuna, una fedelissima alleata, la sua migliore amica nella sventura. Non può ammirarlo come uomo, ma sa rispettare in lui il padre de' suoi figli; non ha fiducia in lui come Re, ma saprà obbedirgli un giorno (trasportiamoci con la coscienza a un secolo fa) come all'unto del Signore, sacro per diritto divino.
      Ma certo quelle due nature non furono fatte per intendersi, per amalgamare le loro tendenze. Quella giovane donna così piena di gagliardo sangue, ha bisogno di vivere, di amare, di gioire. Tutti i suoi sentimenti sono esuberanti. I suoi piccini essa li adora: ne è la prima maestra, la compagna di monellerie, la dolce, instancabile infermiera: le sue amiche colma a piene mani di favori, giungendo perfino a suscitare critiche e scontenti, nella Corte e fuori di essa: alla principessa di Lamballe scrive: «mon cher cœur»; Giulia di Polignac ammette alle confidenze di una sua eguale, invitandola persino a tenzoni.... di «pugilato» in cui, vincitrice o vinta, si sollazza infantilmente, ridendo fino alle lagrime! Certo, in tutta la sua vita, essa porta l'impronta della sua inestinguibile giovinezza di spirito, la quale appare, a chi la intenda, rinfrescante tutto intorno a sè, irrorante come il puro zampillo di cascata alpina. E quasi ci duole che il troppo violento disequilibrio tra la visibile folle gaiezza che irraggia la vita di Maria Antonietta per lunghi anni, e la maestà dolorosa della sua lenta agonia, ci induca a supporre nel fondo di quella psiche, anche nel periodo della gioia, qualche cosa di profondo e di invisibile, tenuto nell'abisso dell'anima per opera assidua di ferma volontà.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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