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      Il rispetto ch'ella suscita sempre, resiste a qualunque premeditazione di offese. Quando uno dei testimonii è interrogato se conosce l'«accusata», pallido come un morto egli balza in piedi e dice, inchinandosi fino a terra: «Oui, je connais Madame». È il già conte di Estenay, pure così avido di popolarità!
      Udendo gli infami particolari del processo della Regina, Massimiliano Robespierre impreca, pallido d'ira (e non forse di rimorso?). Ma Fouquier-Tinville, il pubblico accusatore, tiene già tra le sue orride zanne la vittima, e il sacrificio deve essere compiuto: l'onta della rivoluzione.
     
      ***
     
      La lettera che la moritura scrive a Madama Elisabetta, poche ore prima della sua fine, è un monumento di fortezza d'animo eroica. Conservata nell'Archivio Storico di Francia, controsegnata da Fouquier-Tinville e da' suoi compagni, è la più splendida apologia di Maria Antonietta. Scritto il suo tragico testamento, ella pensa che la sua grande anima ha bisogno di un corpo valido, per poter giungere, come essa vuole, all'estremo momento: ed ordina a se medesima di nutrirsi, e riesce a chiudere al sonno, per qualche ora, i belli occhi ch'ebbero il color dei miosotidi di Schönbrunn, e che le lagrime hanno indeboliti ed offuscati....
      È l'alba del 16 d'ottobre 1893. Maria Antonietta Giuseppina Giovanna di Lorena, ex Regina di Francia e di Navarra, è svegliata da' suoi carcerieri; è giunta l'ora ch'ella compia il suo ultimo abbigliamento.
      Il «tribunale rivoluzionario» ha deciso ch'ella non porti, nel supremo viaggio, le gramaglie che indossa dal dì della morte di Luigi Capeto: il popolo potrebbe essere impressionato.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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