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      Gaspara Stampa, come io la vedo dalle sue opere e in quelle di coloro che di lei hanno raccontato, è uno spettacolo sublime e miserabile al tempo stesso: ed è singolare che tale spettacolo si offra a noi nella cornice del tempo in cui ella visse.
      Fioriva in tutto il suo rigoglio il magnifico cinquecento italico che parve un gioioso inno pagano in azione: cantava la voce possente di messer Lodovico dalle rive del Po, novellava Matteo Bandello d'una in altra corte, nelle liete brigate in cui le più caste principesse non arrossivano alle sue scurrili istorie: Pietro Aretino, azzimato e letterato ribaldo stillava dalle labbra sensuali il veleno della sua prava natura; Benvenuto che piegava i metalli a forme immortali, passava, gloriandosene, d'una in altra furfanteria: e platee di perfetti cavalieri e di nobili dame applaudivano freneticamente la Calandra e la Mandragola. Su la coscienza collettiva pareva essere disceso come un opaco velo: e l'amore passione doveva parere, in quel tempo, una specie di mito, essendosene quasi perduta la consuetudine, e non essendo l'amore ormai considerato altra cosa se non il più squisito, o anche soltanto il più allegro dei beni.
      Madonna Gasparina, la bella fanciulla padovana, si muove davanti a noi, curioso spettacolo!, nella fulgida scena del cinquecento veneziano (la nobile famiglia Stampa d'origine milanese, si era trapiantata da Padova a Venezia) e la prima cosa che ci colpisce è il disaccordo, dirò così, tra l'attrice principale e le altre dramatis personae del mirifico quadro.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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