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      Poi, appresso, ci colpisce ancora il dissidio tra l'anima dell'attrice ed il suo proprio involucro.
      Abbiamo di lei un ritratto, che fu, pare erroneamente, da taluni attribuito al Guercino, da altri a Natalino da Murano, discepolo del Vecellio: e non ci riesce trovare nella bella testa serena e laureata, nell'ampio semi svelato seno, il fisico che ci attendevamo. Pare, nella tela, una bella donna dipinta da qualcuno dei grandi maestri coloristi del suo tempo, una di quelle belle creature ricche di sangue e di linee, dalle belle chiome accese, dalle miti facce serene e un poco animali. Eppure quel giovane, rigoglioso corpo (se non mentisce la tradizione) era la «scorza» di ben sensibile e dolorosa anima!
      È in Gaspara una inesausta tenacia d'affetto, un fervore amoroso che tiene del prodigio, un bisogno di dedizione completa, una devozione di schiava, una capacità di sofferenza senza confini: e tutto questo dato in vano olocausto ad un nume indegno: a un uomo mediocre, egoista e brutale, che non la riama! E qui appunto comincia lo studio interessante per la psicologia e forse anche (perdonami, o dolce sorella antica e gloriosa!) per la patologia.
      Noi siamo moderni, lo spirito scientifico, di indagine spietata ci possiede: abbiamo bisogno di sapere tutti i misteriosi perchè che ci sembrano offuscati dal dubbio. Così è che noi abbiamo bisogno di sapere perchè tu, Madonna Gaspara, patrizia giovane e bella, che avevi la fronte gonfia di bei pensieri e di vasta dottrina: che potevi leggere Omero nel suo proprio idioma, e Virgilio nel suo: che avesti dal cielo il dono di poterti cullare alla musica delle tue rime: tu che eri fatta per l'amore, che nelle elette radunanze degli orti muranesi, tra i bossi delle ville di Andrea Navagero o di Messer Trifone Gabriello, o nelle serate musicali in casa Veniero, quando apparivi, o deliziavi ognuno col tuo canto sul liuto, destavi tanto calore di omaggi, tanta sete della tua bellezza: perchè tu, nata per essere Signora, volesti essere schiava e martire.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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