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      Ma i veri chiamati, soffrono queste pene con una specie di voluttà.
      A questo mondo, così è stato detto, bisogna inebbriarsi di qualche cosa: di bene o di male, di miele o di fiele, d'amore o di dolore, di sorriso o di lagrime: e certe anime fervide, assetate di forti sentimenti, troppo nobili per inebbriarsi di gioia, si inebbriano di sacrificio. Così fu di Gaspara Stampa, la bella fanciulla canora, per cui tutti i letterati, che si credevano poeti, del suo tempo deliravano. E come accade il più delle volte in simili casi, l'uomo in cui ella si era imbattuta nel momento fatale, colui che aveva destato il pathos di cui era materiata la sua anima, era indegno del suo amore!
      Ma gli è ch'ella non lo vedeva quale veramente egli era, bensì ornato di tutti i suoi proprii sogni, di tutte le fantasie della sua mente alata, di tutta la forza creatrice d'idealità ch'essa possedeva e che adoperava per adornarne, inconsciamente, la disadorna figura del suo piccolo tiranno. Quello che sappiamo e quello che vediamo di lui non è davvero corrispondente alle mirifiche descrizioni della innamorata Gaspara: l'«obbietto divino», l'uomo dai «fatali lumi», colui ch'ella ha infiorato di delicate corone di sonetti, canzoni, sestine, madrigali, di cui ella ha scritto il bel ritratto:
     
      «Chi vuol conoscer, donne, il mio Signore»
     
      è tutt'altro che l'eroe sognato dalla dolce e ardente cantatrice! Il conte Collaltino di Collalto, signore di Treviso, castellano di San Salvatore, nella tela del Tiziano ci appare una figura maschile piuttosto comune.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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