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      Ho detto ch'ella, somigliante in questo ai martiri di alte idee, ama i suoi tormenti; aggiungo ch'ella è così schiava d'amore che ama i peccati per quello commessi: e con uno slancio di sincerità che sta tra l'impudico e l'eroico, prendendo il mondo intero a testimone delle sue colpe, ci narra in versi veramente caldi e musicali le poche ma intense gioie concessele dal «Crudo Arciero.» Il sonetto:
     
      «O notte a me più chiara e più beata»
     
      e quello:
     
      «Gioia somma, infinito alto diletto»
     
      sono, o m'inganno, un monumento di audacia femminile che ha pochi riscontri nell'arte e nella vita!
      Così ella ama la sua colpa e non se ne pente, come ama la sua pena e non se ne duole.... dal momento che ha il coraggio, come abbiamo veduto, di benedirla!
      Ma con tutto ciò, non era il suo sentimento quella specie di dolce e rassegnato soliloquio amoroso, che si nutre di se medesimo, senz'altro chiedere, che qualche volta germoglia e vegeta lungamente in certe anime delicate, romantiche ed un poco anemiche.
     
      «Et si je t'aime est-ce que ça te regarde?»
     
      È il dolce e forte grido di uno di questi ingenui amori che non hanno bisogno di essere corrisposti. No, tale non era il grido dell'ardente Anassilla, che appunto per amare senza essere amata fu condotta a morire!
      Povera donna dolorosa, che ebbe forse la sola sincera, appassionata anima di tutto il suo tempo!
      Tra la coorte di quei freddi e mediocri petrarchisti in cui stagnava l'onda della lirica italiana: nelle calde visioni di splendide rappresentazioni pittoriche, in cui canta vittorioso il senso e tace l'anima, i soli accenti di passione, la sola parola di non mentito dolore ci è detta da Gaspara Stampa.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





Arciero Anassilla Gaspara Stampa