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      Però, io donna, parlando di questa illustre donna, debbo non amare certe sue ribellioni alle leggi della moralità accettata, e debbo ammonire che la sua affrancazione da quelle leggi, non potrebbe mai divenir regola ad altre. Per farsi perdonare a questo mondo — e credo anche nell'altro — certi gravi difetti, bisogna poter mettere, dall'altra parte della propria bilancia, nelle mani dei giustizieri umani o divini, un cumulo di virtù che faccia vittoriosamente traboccare il peso!
      Nel libro della vita di Giorgio Sand, il capitolo dell'amore è molto esteso: anzi, si può dire, è la metà del libro, data la metà prima alla gloria, ossia alla operosità del pensiero.
      Non bella, di quella bellezza geometrica che lascia così spesso freddi gli uomini, ella era dotata di una possente forza di attrazione che le incatenava ai piedi schiavi gli uomini: e tra questi, specialmente gli Eletti, i suoi fratelli di gloria.
      Un altro colpo di lancia, questo, per gli anti-femministi, che non so in che modo verrà parato. Io ne ho uditi alcuni sostenere che la donna che abbia la mente molto elevata, suole perdere la grazia, la femminilità, l'incanto delle altre più umili creature del suo sesso. Ebbene, ebbe o non ebbe Giorgio Sand intelletto elevato? E perdè ella, per questo, la sua grande, invincibile grazia femminile, il potere di suscitare nell'uomo il più appassionato amore? Che ne dicono dunque di costei che scriveva dei capolavori, non disimparando l'arte di combattere (disgraziatamente per lei) le grandi pugne d'amore?


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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