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      1 cap. 9 A Nerone della clemenza, e prima di lui Vergilio nella Giorgica e il Columella lib. 9 cap. 10 e quasi tutti quelli che hanno scritto della natura degli animali. E Basilio Magno nel suo Essamerone, nella 8ª Congressione, dove egli parla delle pecchie, dice: "Dalla natura tien il principato quella che di grandezza, bellezza e mansuetudine [48v] avanza l'altre"; e quasi il medesimo scrive Santo Ambrosio nel lib. del medesimo titolo, lib. 5 cap. 21.
      Proclo ancora Licio, filosofo platonico, in quelli Commentarii che egli scrisse Contra Alcibiade di Platone, Della anima e del demonio, tanto istimò la bellezza che antepose quella alla giustizia; e poco più abasso prova che ogni cosa bella è buona e ogni cosa brutta è cativa.
      Tirio parimente, filosofo grandissimo, nel Sermone 11 dice che la cosa bella mai fu di pericolo alcuno né fece sceleragini né guidò alcuno a disgrazie overo a calamità di sorte alcuna né finì in penitenza.
      Apuleio nella 2ª Apologia, parlando della bellezza, così dice: "La giovane bella, quantunque ella sia povera, è nondimeno abondantemente dotata".
      Ovidio parimente di tal bellezza parlando dice:
     
      La dote alle fanciulle è sua beltade.
     
      Ma ritorniamo a' filosofi: Aristotele lib. 1 cap. 8 dell'Etica dice che non può essere felice quello il quale è brutto. [49r]Orazio poi, ancora conoscendo che nessuna altra cosa meritamente potrà essere così lodata come la bellezza, volendo lodare Elena sì come cosa meritamente da essere laudata, comincia dalla bellezza dicendo nel lib.


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La difesa per le donne
di Vincenzo Sigonio
pagine 140

   





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