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      Ezechiele poi, nel cap. 16 introducendo Dio parlare con una donna, dice a questo modo: "Io ti ho unta di olio, e vestita di varii colori, ti ho calciata di giaccinto, ti ho cinta di bisso e vestita di panni sottili, ti ho ornata di ornamento, ti ho dato li braccialetti nelle tue mani" e quello che ivi séguita.
      Appresso Ezechia cap. 3, il Signore ivi minaccia di torre alle figliuole di Sion gli ornamenti delle scarpe, le collane, i colli di perle e altri ornamenti di varie sorti, perché esse si erano levate in soperbia.
      Daniele parimente, cap. 3, scrive che quella castissima Sosanna comandò alle sue donzelle che le portassero olio e altre cose da lavarsi e farsi la faccia bella. E in questo proposito è quello dell'Apocalisse cap. 21 dicendo: "Io vidi la santa città di Gierusalemme nuova descendente dal cielo, da Dio ornata sì come sposa ornata al suo marito". [69v]Li poeti ancora mostrano che le loro dee si rallegrano de tali ornamenti; imperoché Omero nell'Inno di Apollo fa alcune dee promettere ad Iri uno ornamento ricco de filla d'oro, acciò che ella andasse per la dea Lucina che fosse presente al parto di Latona. E nell'Inno di Mercurio attribuisce a Maia, madre di esso Mercurio, belli calciamenti. Per le cui sentenze si può conchiudere che l'ornarsi e farsi bella non debbe essere di biasimo alcuno, se però ciò non si facesse per essere vaggheggiata e per cativo fine: perché senza dubio questo è di sommo biasimo, anzi di grandissimo peccato. Ma se la donna usa belletti per nascondere la bruttezza, la quale o infermità o la natura avesse prodotta, questa non è da essere biasimata, dicendo San Paolo nella Pistola 1, cap.


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La difesa per le donne
di Vincenzo Sigonio
pagine 140

   





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