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      Attila, re de' Unni, la prima notte che egli si congionse con la moglie, essendo dal troppo cibo e vino oppresso, fu ritrovato la mattina morto: Battista Campofulgosi lib. 9 cap. 12.
      Elpenore, avendo bevuto fuori di modo, e perciò fatto ubriacco e uscito de i sensi, cascò giù d'una scala e morì subito: Ovidio lib. 14 Metamorfosi e in Ibim.
      Ericione fu un certo centauro, il qual per causa del troppo bere morì: Ovidio lib. 1 De arte, e Properzio lib. 2.
      Omero parimente di questo vicio del vino è tassato da Orazio, lib. 1 delle Pistole, e anco Ennio poeta.
      Filostrato, essendo nei bagni e bevendo tanto vino che divenne ubriacco, cadendo giù delle scale se amazzò e morì subito: Marziale lib. XI.
      Polifemo ciclopo, avendo per il troppo cibo e vino perso i sensi, fu privato dell'unico occhio da Ulisse: Vergilio lib. 3 dell'Eneida.
      Scrive Plinio che Novellio Congio milanese ebbe tal cognome da tre congii di vino quali in un fiato egli bevea, alla presenza di Tiberio imperatore, il qual guardava quello per miracolo.
      Bonoso bevea tanto quanto alcuno altro uomo: di costui Aurelio dicea che egli non era nato per vivere ma per bere. S'alcuna volta legati de' barbari a lui andavano, egli li dava molto bene da bere per causa d'imbriaccargli, e quantunque egli avesse bevuto molto, nondimeno egli mai s'imbriaccava, imperoché egli tanto pisciava quanto bevea; finalmente, superato da Probo [107r] e avendo finito la sua vita con un capestro, nacque un gioco, che "una anfora era impiccata e non un uomo": Flavio Vopisco, e Guidone Bituricense cap. deli Golosi.


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La difesa per le donne
di Vincenzo Sigonio
pagine 140

   





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