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      Ma Socrate, il qual fu giudicato da Apollo sopra tutti sapientissimo, moderatamente e sapientemente sopportò le molestie, le villanie e le ingiurie della moglie Santip [121r] pe; il quale, essendo stato dopo le molte villanie da quella con acqua immonda bagnato, altro non disse se non questo: "Io sapea che doppo questi tuoni venirebbe la piova"; il che, oltre li molti altri autori, anco lo referisce San Girolamo Contra Gioviniano lib. 1. Ma Seneca, nel lib. quale è intitolato Quomodo in sapientem non cadit iniuria, scrive che Socrate solamente rise, essendo sguazzato da Santippe.
      Della medesima racconta Laerzio, che egli rispose ad Alcibiade, che lo riprendeva perché più modestamente di quello che si convenia egli sopportava le ingiurie e le molestie della moglie, dicendo: "Ma dimmi, tu non tolleri lo strepito dell'ocche?"; e dicendo lui che l'ocche li faceano l'uuove e li pavari, li disse che Santippe li facea i figliuoli. Ma Gellio, lib. 1 cap. 17, narra che altrimenti egli rispose, dicendo che Santippe moglie di Socrate fu molto fastidiosa, stizzosa e piena d'ira e di molestie il dì e la notte, laonde Alcibiade, maravigliandosi di queste [121v] cose, addimandò a Socrate per che causa egli non cacciasse fuori di casa una donna così rabbiosa, cui egli rispose dicendo: "Perché, sopportando tal donna in casa, mi assuefaccio e mi essercito a sopportare più facilmente, fuori, le ingiurie e molestie altrui".
      Il medesimo Gellio anco ivi soggionge la sentenza di Varrone nella Satira Menippea, la quale egli scrisse Dell'ufficio del marito, in questo senso: "Il vicio della moglie è da essere levato via overo sopportato; chi leva via il vicio della moglie, fa quella più commoda, chi lo sopporta fa se stesso megliore".


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La difesa per le donne
di Vincenzo Sigonio
pagine 140

   





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