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      Il trono era il solo centro dell'autorità, cui per altro i popoli non erano attaccati da verun legame. Nè era per la forza della loro costituzione che i Lombardi fossero liberi, ma bensì per la sua debolezza. Da che il tiranno ebbe successivamente abbattuti i grandi feudatarj, ed innalzate le sue creature ai più ricchi beneficj della chiesa, la nazione si trovò schiava senza combattere. Per mancanza d'organizzazione politica, e non già di carattere, non aveva in sè medesima sufficiente appoggio per rialzarsi. Erale necessaria un'impulsione straniera, ed un soccorso straniero per abbattere l'usurpatore.
      Tale soccorso le fu dato dalla Germania. A quest'epoca, per la prima volta, gl'interessi delle due nazioni e delle due monarchie si frammischiarono, e tale unione portò un re sassone sul trono di Lombardia.
      Di quanti feudatarj ebbe l'Italia, un solo di questi tempi possedeva ancora l'eredità paterna, non per favore del sovrano, ma per la sua nascita, e per l'amore de' suoi soggetti: era questi Berengario marchese d'Ivrea, e nipote dal lato materno dell'imperatore di questo nome. La zia di Berengario Ermengarda era sorella di Ugo dai suoi maneggi portato sul trono d'Italia: onde per un residuo di riconoscenza per sua sorella, e per la fresca giovinezza del marchese, Ugo gli aveva lasciata la vita ed il governo d'Ivrea. Per altro, da che s'accorse che gli occhi degl'Italiani erano verso di lui rivolti (940), comprese ch'era tempo di perderlo; e tutto dispone per rapirlo colla sua sposa e per abbacinarlo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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