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      Lo stesso uomo possiede spesse volte tanta quantità di vacche, di pecore, di cavalli, che può mantenere al suo servigio alcune migliaja de' suoi paesani; ed in fatti tutta la sua ambizione si riduce a poter accrescere il numero de' domestici. E per tal modo, quantunque i Tartari siano liberi, l'autorità patriarcale è talmente da loro rispettata, che un capo di famiglia diventa facilmente un capo d'armata. Tali sono i capi, che seguiti dai loro pastori e dai loro domestici fecero in più riprese la conquista dell'Asia. Di mano in mano che conquistavano qualche provincia, la ponevano sotto un governo dispotico, quantunque essi non avessero tale governo. Ciò facevano essi, perchè il Kan di già proprietario di tutte le ricchezze della sua armata, credette di poter diventare ugualmente proprietario di tutto il territorio della nazione conquistata. Egli aveva fatto curare le sue gregge dai suoi figliuoli e da' suoi schiavi; dai medesimi farà coltivare i suoi nuovi terreni, e le sue forze gli sembravano proporzionate ai poderi che si arrogava. Si esaminino tutti i governi asiatici, e troveremo in tutti il sovrano riguardato quale proprietario di tutte le terre. Essendo in suo arbitrio, o de' suoi ministri, il ritenere, o l'escludere i coltivatori, questi sentono l'assoluta dipendenza verso il padrone che può loro negare il vitto; e quindi il diritto del monarca sulle terre diventa il più sicuro appoggio del suo dispotismo.
      Ma può altresì accadere che un popolo agricolo(66) venga conquistato da un popolo semibarbaro, ugualmente agricolo(67). Se il primo è schiavo ed eccessivamente corrotto, ed il secondo libero, il conquistatore può essere meno numeroso assai del vinto.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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