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      E per tal ragione le più considerabili città furono abbandonate dai loro cittadini che coprirono la campagna di fortezze. L'autorità de' conti e degli scabini sopra i signori rurali diventò affatto illusoria, allorchè questi furono in istato di poter opporre agli ordini de' loro superiori, castelli difficilmente espugnabili, e milizie addestrate all'armi. Intanto le città s'adontarono nel vedere che i gentiluomini sottraevano alla loro obbedienza parte delle campagne che formavano il loro distretto, altronde credute necessarie alla loro sussistenza. E l'implacabile odio che concepirono contro i nobili si manifestò con una guerra crudele tostochè queste incominciarono a reggersi a comune.
      I nobili castellani venivano ancora indicati col nome di valvasori, che nel sistema feudale esprime la doppia loro dipendenza. Effettivamente essi erano ad un tempo vassalli dei conti o dei duchi dai quali dipendevano immediatamente, e valvasori dei re. Circondati dai loro contadini, ch'essi tenevano in una assoluta dipendenza, non sentivano il bisogno di coltivare il loro spirito per distinguersi nella società, nè di acquistare qualità singolari per inspirare rispetto ai loro inferiori di già sottomessi. La caccia e le armi formavano le loro delizie, come erano i soli oggetti del loro lusso. L'educazione d'un gentiluomo riducevasi a saper domare un cavallo bizzarro, a palleggiare con destrezza una grossa lancia, o lo scudo, ed a sopportare senza fatica la più pesante corazza: avrebbero creduto di avvilirsi occupandosi delle lettere o del dirozzamento dei loro costumi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281