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      Tutti i loro successori ne imitarono l'esempio, ed i principali baroni, seguendo la pratica de' loro sovrani, fecero pagare ai loro eredi i misfatti che avevano commessi: per lo che avanti il dodicesimo secolo abbiamo più atti di donazioni fatte alle chiese, che di contratti di qualunque altro genere presi cumulativamente. Di modo che quando Ottone il grande entrò in Italia, le più ricche città, le province più popolate venivano possedute dal clero; mentre i grandi feudi laici erano spenti o divisi. Di quest'epoca i principali e più potenti sovrani ecclesiastici erano il patriarca di Aquilea, gli arcivescovi di Milano e di Ravenna, i vescovi di Piacenza, di Lodi, d'Asti, di Bergamo, di Novara, di Torino, l'abbate di monte Cassino, il più potente signore del ducato di Benevento, che fino all'età nostra conservò il titolo di primo barone del regno di Napoli, e l'abbate di Farfa nella Sabina(153). Inoltre la maggior parte de' vescovi avevano acquistato, in forza di un atto di qualche re o gran signore, la giurisdizione della città in cui risiedevano, e non eravi un solo vescovo, un solo monastero dell'un sesso o dell'altro, che in alcun territorio o villaggio non possedesse diritti feudali.
      Alla podestà temporale erano uniti quei doveri che allontanarono affatto gli ecclesiastici dalle primitive loro funzioni. Quando un vescovo, un abbate era conte d'una città, sotto questo titolo riuniva la prerogativa di giudice e di generale; essendo incaricato del governo civile del contado in tempo di pace, e della sua difesa in tempo di guerra.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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