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      Vero è che l'elezione doveva farsi coi suffragi riuniti del clero e del popolo(162); ma il clero era quasi tutto militare, e si presumeva che la voce dei grandi dovesse rappresentare quella della nazione; era perciò a supporsi che i voti della nobiltà si riunirebbero a favore del più valoroso del loro corpo, del più accorto, e fors'anco del più elegante dei giovani ambiziosi che aspiravano alla tiara, piuttosto che a qualche prete commendevole per la sua santità, ma incapace d'intrighi(163). In mezzo all'universale degradamento le dame romane non avevano perduto l'avvenenza ed i talenti delle antiche matrone, ed erano perciò assai potenti. Anzi non ebbero mai le donne tanto credito presso alcun governo, quanto n'ebbero le romane nel decimo secolo. Sarebbesi detto che la bellezza erasi usurpati tutti i diritti dell'impero.
      Due celebri patrizie, Teodora e sua figliuola Marozia, furono sessant'anni assolute arbitre di quella tiara, che poc'anni dopo, tre Enrichi alla testa delle armate tedesche non hanno potuto togliere ai loro nemici.
      Teodora, nata da illustre famiglia, possedeva immense ricchezze e varie rocche: gli archi trionfali ed i solidissimi sepolcri degli antichi Romani ridotti in fortezze dai gentiluomini erano custoditi dai suoi soldati; ed in oltre disponeva a sua voglia degli amanti ch'ella aveva non pochi tra i nobili romani. Il lodevol uso ch'essa fece di questa specie d'impero, fu quello di far cessare la scandalosa guerra che tenevano viva in Roma due opposte fazioni.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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