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      Scorgesi qualche traccia della protezione che i papi accordavano talvolta alle città della Pentapoli e dell'Emilia, di cui avevano ottenuta la restituzione alla repubblica; ma non trovasi verun documento che dimostri che il papa le governasse. Convien dunque dire che non le città, ma le possessioni territoriali, i feudi ed i dominj formavano le ricchezze del papa, ed il pregio delle donazioni de' Carlovingi.
      Frattanto i papi per trarre profitto da questi possessi territoriali, gli avevano infeudati sotto un canone militare. Una nobiltà armata rimpiazzò gli antichi vassalli plebei, che coltivavano i medesimi dominj, ma che non avrebbero saputo difenderli: nè si previde allora ciò che il governo de' preti doveva temere dallo spirito altiero, indipendente, bellicoso dei gentiluomini.
      In sul finire del nono secolo, i papi erano al colmo di quella specie di potere ch'essi eransi acquistato colle loro proprietà; la nuova milizia che avevano di fresco formata ne' loro dominj, aveva ancora presenti i ricevuti beneficj, e sforzavasi d'accrescere il credito de' suoi benefattori. Al suo valore, all'illimitato suo attaccamento, dovettero i papi la preponderanza ottenuta nella repubblica romana nell'epoca appunto in cui erano i più potenti baroni del ducato. Ma le rivalità di Sergio e di Formoso divisero questa nobiltà in due fazioni; i gentiluomini rimasero attaccati a quella delle due emule case da cui avevano ricevuti i beneficj; e quando la fazione di Sergio trionfò, la dignità pontificia fu resa quasi ereditaria nella famiglia di Teodora, di Marozia, di Alberico; ed i cavalieri consacrarono la loro riconoscenza a questa famiglia che gli aveva beneficati, tosto che si credettero sciolti da ogni legame verso gli sconosciuti, che potevano in appresso occupare la cattedra di S. Pietro.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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