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      Asceso egli stesso sulla cattedra pontificia, spogliò in quaranta giorni le chiese e le basiliche dei loro tesori, e di quanto avevano di prezioso; e perchè i Romani, mossi da suoi delitti, avevano prese le armi per iscacciarlo da Roma, fuggì a (984) Costantinopoli colla sua preda, di dove tornò a Roma dopo dieci anni per brigar di nuovo la tiara(182).
      La fazione imperiale fece consacrare l'anno 975 Benedetto VII, nipote del gran console Alberico, la cui famiglia possedeva il contado di Tusculano(183). I conti di Tusculo s'obbligarono di sostenere in Roma il partito imperiale, e coll'appoggio della casa di Sassonia, dominarono le elezioni, onde poi i feudatarj, l'imperatore ed il papa uniti, fecero causa comune contro la libertà.
      Del 983 morì Benedetto VII, cui i Romani sostituirono Giovanni XIV vescovo di Pavia; ma otto mesi dopo, Bonifacio VII, tornato da Costantinopoli a Roma, s'impadronì colle armi del suo rivale, e rinchiusolo in una prigione di Castel sant'Angelo, ve lo lasciò perir di fame, mentr'egli stesso occupava per la seconda volta la santa sede, e governava la chiesa undici mesi.
      Tanti delitti stancarono la pazienza de' Romani, ispirando loro così fatta avversione e disprezzo per il potere sacerdotale, che molti secoli e memorie poterono a stento renderlo ancora rispettabile. Mentre i papi erano risguardati quai feroci ad un tempo, e pusillanimi tiranni, e troppo indegno il loro giogo, un uomo ancora caldo la mente dell'antica gloria di Roma, e che ardentemente bramava di rinnovare i bei giorni della repubblica, Crescenzio, cominciava a farsi conoscere, ed acquistava il favore del popolo coll'eloquenza e col coraggio.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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