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      A ciò facevamo rispondere che non volevamo renderci colpevoli di tanta violenza e di tale sacrilegio verso le chiese; ma il papa assicurò e promise con giuramento che riprenderebbe di propria autorità tutti i beni alle chiese per rimetterceli legalmente in forza della sua piena autorità. Allora i nostri deputati dichiararono che s'egli dava esecuzione alle sue promesse, che pure non ignorava egli medesimo di non poter mantenere, noi gli avremmo accordate le investiture delle chiese.. Frattanto per dare a conoscere che di nostra spontanea volontà non arrechiamo alcun danno alle chiese del Signore, facciamo sotto gli occhi, ed all'udito di tutti, pubblicare a comune intelligenza il presente decreto.» Il giorno 12 febbrajo del 1111 il papa e l'imperatore recaronsi nella basilica Vaticana per eseguirvi l'incoronazione in presenza di tutto il popolo. «Noi, per la grazia di Dio, Enrico imperatore augusto de' Romani, doniamo a s. Pietro, a tutti i vescovi ed abbati, ed a tutte le chiese, quanto i nostri predecessori, re o imperatori concedettero, diedero, offrirono sperando un eterno premio. Quantunque peccatore mi guarderò bene, per timore del terribile giudizio, di sottrarre tali doni alle chiese.» - «Dopo aver letto e sottoscritto questo decreto invitai il signore papa a dar esecuzione, a quanto aveva promesso colla carta delle nostre convenzioni, ma mentre persistevo in tale domanda, tutti i figliuoli della Chiesa, vescovi ed abbati, tanto suoi che nostri, gli si opposero tutti con fermezza in faccia, dicendo ad alta voce, che il decreto dal papa promesso (ci si permetta di dirlo senza offesa della Chiesa) era eretico; ond'egli non osò proferirlo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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