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      (1137) La loro costanza non rimase lungo tempo senza premio. L'imperatore, dopo avere staccati dall'esercito tre mila uomini che sotto il comando d'Enrico di Baviera, suo genero, dovevano accompagnare Innocenzo II e metterlo in possesso del ducato di Roma e della Campania(343), passò il fiume di Pescara nel giorno di Pasqua. La città di Termoli e tutti i signori degli Abruzzi si affrettarono di sottomettersi all'imperatore, che, entrato nella Puglia, s'impadronì di Siponto e del monte s. Angelo, e sparse tanto terrore tra i sudditi di Ruggiero, che tutte le città, non eccettuata Bari, prevennero le sue armi e gli s'arresero. Il papa intanto avanzavasi per la strada di s. Germano alla volta di Capoa, ove ristabilì il principe Roberto. I Normanni, battuti ovunque tentarono d'opporsi alle armate imperiali, non fecero più resistenza, di modo che in una sola campagna Ruggiero perdette tutte le province al di qua del Faro.
      I Pisani avevano, per la libertà di Napoli, fatto uno sforzo ancora superiore a quello de' potenti loro alleati. Avevano armata una flotta di cento navi con cui entrando vittoriosamente nel porto vi ristabilirono ben tosto l'abbondanza(344). Rivolsero in seguito le loro armi contro di Amalfi onde rivendicare l'affronto soffertovi due anni prima. La città s'affrettò di capitolare, ma i castelli di Scala e di Scalella che ne dipendevano avendo voluto resistere, furono presi a viva forza, ed abbandonati al saccheggio. Questo secondo disastro compì la rovina della repubblica d'Amalfi, che d'allora in poi andò sempre decadendo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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