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      La sorte di Napoli venne decisa da questa catastrofe. Innocenzo prigioniero sacrificò, senza difficoltà, i suoi antichi difensori al loro più caldo nemico; accordò a Ruggiero l'investitura di Capoa spogliandone lo sventurato suo amico Roberto; accordò pure al re di Sicilia l'onore di Napoli e delle sue dipendenze, vale a dire, la sovranità su questa repubblica, su cui i papi non avevano mai avuto verun diritto(348). I Napoletani che avevano perduto il duca Sergio in una delle ultime battaglie(349), e che non sapevano a chi rivolgersi per ottenere soccorso, dovettero sottomettersi, cedendo alla necessità. Mandarono deputati a Benevento ad offrire la corona ducale al re Ruggiero, da cui furono uniti alla monarchia(350).
      Il re che fin allora aveva trattati i paesi conquistati con estrema crudeltà, si mostrò più generoso verso i Napoletani. Confermò tutti i loro privilegi che non erano in opposizione col potere monarchico, e ne conservò l'amministrazione municipale, che mantennesi intatta quasi un secolo(351). Intanto colla sommissione di Napoli a Ruggiero si spense affatto la libertà nell'Italia meridionale; e Napoli, perduta la sola prerogativa che possa rendere grandi le piccole nazioni, diventa straniera alla nostra storia. Quantunque crescesse in popolazione allorchè diventò la capitale del regno, le sue ricchezze ed il suo commercio diminuirono. Le leggi reali di Ruggiero, l'istituzione d'una nobiltà militare, l'introduzione d'una moneta falsificata posta in corso con infinito danno del commercio e dell'agricoltura, cavarono dagli occhi de' Napoletani amare lagrime sulla perdita della loro libertà(352).


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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