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      Pareva che la repubblica fosse affatto prossima all'estrema sua rovina: se non che un popolo libero ed energico ha in sè medesimo i principj della sua salute: una rivoluzione che dovrebbe indebolirlo, il più delle volte gli rende di là a poco un nuovo vigore.
      (697) L'anno 697 si convocò ad Eraclea una generale adunanza di tutti i membri dello stato, ed i nobili trovaronsi riuniti al clero ed ai cittadini. Colà, dietro proposizione del patriarca di Grado, la nazione risolvette di darsi un capo, che col titolo di duca o doge fosse incaricato del comando delle forze comuni contro gli esterni nemici, e contro i faziosi dell'interno; il quale, superiore ai tribuni delle isole riunite, potesse con mano ferma troncare le loro discordie e punirne le usurpazioni. Ma da questo secolo d'ignoranza non si poteva sperare una costituzione abilmente bilanciata. I Veneziani, volendo essere liberi, riservaronsi le loro assemblee generali, la di cui sovranità s'era universalmente riconosciuta; volendo essere potenti, diedero al capo dello stato tutti gli attributi di un monarca. Egli nominava a tutte le cariche, ammetteva o rifiutava gli avvisi de' suoi consiglieri scelti da lui medesimo, trattava solo la pace e la guerra, ed infine la sua autorità non aveva limiti. Paolo Luca Anafesto d'Eraclea fu il primo che la nazione decorasse di così sublime dignità(361).
      Per alcun tempo non ebbero i Veneziani motivo di pentirsi della nuova forma data al loro governo. Anafesto ristabilì l'interna tranquillità, respinse gli Schiavoni, e forzò i Lombardi a riconoscere l'indipendenza della repubblica ed i confini del suo territorio.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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