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      La rivalità tra comuni d'uguale potenza gelosi della grandezza loro e della rispettiva popolazione, rese più acerbe queste guerre private, dando loro un carattere più nazionale e meno giuridico. Le due metropoli della Lombardia furono le prime ad abbandonarsi a quest'odio di vicinato. I re de' secoli di mezzo non avevano capitale propriamente detta, dimorando d'ordinario nei loro castelli, e visitando quando l'una e quando l'altra delle loro città. Pure Pavia e Milano disputavansi il primato tra le città italiane. Pavia perchè fu la favorita residenza de' più illustri sovrani lombardi, aveva il loro più magnifico palazzo. Posta ad egual distanza dalle Alpi svizzere e dalle liguri, e padrona del passaggio del Ticino, signoreggiava le due pianure che stendonsi alla diritta ed alla sinistra del Po. Padrona ugualmente della navigazione di questo fiume, le sue barche potevano seguirne il corso fino all'Adriatico, o rimontare i fiumi che gli tributano le acque fino ai laghi da cui le ricevono. Pavia nel centro delle terre della Lombardia era quasi la chiave di tutti i suoi fiumi, ed il suo territorio formato dalle più ricche loro deposizioni, irrigato dalle loro acque, non era ad alcuno inferiore in fertilità(423). Profittando di tanti vantaggi Pavia era diventata una vasta e popolosa città, che pure non pareggiava Milano in ricchezze ed in potenza, o perchè il lungo soggiorno e l'esempio della corte avessero snervata la sua energia, o perchè il denso aere che vi si respirava(424), e le nebbie frequentissime avessero resi gli abitanti meno proprj alla carriera dell'ambizione e della gloria.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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