Pagina (253/281)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dovevasi rendere l'infanteria potente per opporla alla cavalleria dei gentiluomini, dovevasi darle unione e solidità ed ispirarle confidenza nella propria forza; e coll'invenzione del carroccio si supplì a tutto. Non potevano sperarsi rapidi movimenti da una truppa subordinata a quelli di un carro pesante tirato dai buoi; la ritirata doveva essere lenta e misurata; e la fuga, a meno che non fosse vergognosa, riusciva impossibile; le marcie della cavalleria trovavansi legate a quelle dell'infanteria; le milizie avvezzavansi a sostener l'urto della cavalleria senza aprir gli ordini, mentre l'urto dell'infanteria doveva riuscire alla cavalleria tanto più formidabile, quanto era più uniforme e meglio diretto verso un solo punto. Non sarà fuor di proposito il notare che i buoi d'Italia camminano più leggermente che i Francesi, sicchè la loro marcia si conviene meglio a quella dell'infanteria.
      L'epoca dell'invenzione del carroccio fu altresì quella della prima celebre contesa fra i nobili ed il popolo; contesa suscitata, come abbiamo già detto, dall'arcivescovo Eriberto, il quale abusò del diritto di supremazia sui gentiluomini dipendenti dalla mensa arcivescovile di Milano. La gelosia manifestata in quest'occasione dai popoli contro la nobiltà, è una prova che allora le città non erano soltanto popolate di timidi e poveri artigiani, ma che i plebei avevano acquistato quel sentimento di dignità e d'indipendenza verso i signori, che nasce dall'uguaglianza di ricchezze e d'istruzione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





Italia Francesi Eriberto Milano