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      Abbiamo veduto che nel secolo nono i Lombardi Beneventani davano ancora ai loro principi il soprannome tedesco; ma abbiamo una prova che andavano a poco a poco perdendo l'uso del linguaggio materno nella pratica tenuta dagli storici del susseguente secolo, che, riferendo questi soprannomi, vi aggiungevano la spiegazione(430). Gl'imperatori francesi e tedeschi portarono in Italia il costume della lingua tedesca, perchè tutti i Franchi la parlavano, come lo mostra la lettura delle leggi salica, ripuaria e bavara, ed anche i capitolari di Carlo Magno, ove tutte le parole non latine derivano dal tedesco. E per tal modo due lingue, una per la nobiltà, l'altra per il popolo, parevano dividere questi due ordini, e rammentando ad ogni istante la loro differente origine, rinnovare tra di loro l'avversione e la gelosia.
      Richiedevasi veramente che i gentiluomini, i cherici, e sopra tutto i legisti, intendessero il latino; ma il modo con cui lo scrivevano ci somministra una poco vantaggiosa idea dello stile della loro conversazione, se pure valevansi di questa lingua. Abbiamo infinite carte scritte in questo preteso latino. Vedesi quanto poco scrupolosi fossero i notaj nell'ammettere nei loro atti i più grossolani barbarismi, e come a fronte di tanta licenziosità esprimevano a stento i loro concetti. Soffresi, leggendoli, doppia fatica; ci stanchiamo d'occuparci di così fastidiose cose, ma più ancora ci stanchiamo sentendo la fatica che sostennero coloro che le scrissero(431).
      Durante il regno della casa Sassone una nuova mescolanza di gentiluomini allemanni colla nobiltà italiana, rimise in vigore per la terza volta il linguaggio teutonico, che era quello della corte e del governo; ma tale linguaggio così difficile, ed affatto straniero agli organi italiani, si manteneva vivo con difficoltà, ed alla seconda, o al più nella terza generazione veniva trascurato.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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