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      I poderi delle città erano chiusi entro queste piccole sovranità; e siccome la loro popolazione andava crescendo, se non avessero potuto liberamente commerciare in campagna coi vassalli del conti rurali sarebbero ben tosto rimasti esposti alla fame. Conveniva perciò che si guardassero d'indisporre con soverchia alterigia, o troppo alte pretese i signori, perchè se questi si fossero collegati contro le città, le avrebbero esposte ai più grandi pericoli, tanto più che per la loro posizione potevano temporeggiare e tirar la guerra in lungo. Dai loro castelli piombavano sui viaggiatori ed i mercanti per ispogliarli; o pure guastavano le diocesi delle città fin presso alle porte, mentre i borghesi, quantunque più forti, erano dal bisogno richiamati alle loro giornaliere occupazioni, e non potevano tenersi lungo tempo in campagna. Non era per anco abbastanza perfezionata l'arte degli assedj perchè potessero forzare i gentiluomini ne' loro castelli; ed i signori, chiusi nelle torri fabbricate sopra scoscese rupi e circondati soltanto dalla loro famiglia, e da un piccolo numero di scudieri al loro soldo, sfidavano tutta la ferocia delle più potenti armate.
      Le repubbliche cercavano perciò di conciliarsi l'affetto dei conti rurali ammettendoli alla loro cittadinanza, ed affidando loro i principali impieghi dello stato. Pure qualunque volta i signori abusavano de' loro vantaggi, ed i cittadini avevano cagione di lagnarsi delle loro esazioni, la repubblica abbracciava caldamente la causa d'ogni suo membro, nè deponeva le armi finchè il gentiluomo, che l'aveva offeso, non fosse umiliato.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281