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      Si ebbe le destrezza d'assicurarlo che tale condiscendenza non comprometteva in verun modo la sua dignità, giacche non al papa, ma all'apostolo da questi rappresentato, riferivasi tale omaggio79.
      Venti miglia più lontano tra Nepi e Sutri presentaronsi a Federico i deputati del senato romano. Ottone di Frisinga ci conservò per intero il discorso che diressero all'imperatore80. Rammentarono l'antica gloria di Roma, che era debito dell'imperatore di ripristinare; parlarono del dominio che la loro città ebbe lungo tempo di tutto il mondo; dominio cui poteva ancora aspirare dopo avere scosso l'ingiusto giogo de' preti; richiedevano da Federico che, prima d'entrare nella loro città, giurasse di rispettare le costumanze e le antiche leggi di Roma riconfermate coi loro diplomi da tutti gl'imperatori; finalmente di assicurare i cittadini dalla licenza dei Barbari, e di pagare cinque mila libbre d'argento agli ufficiali che, in nome del popolo romano, dovevano coronarlo in Campidoglio.
      Quantunque l'orgoglio di Federico fosse rimasto ferito dall'altero carattere d'Adriano, aveva sagrificato alla dignità della religione, ed all'età del pontefice l'amor proprio, ma nulla aveva potuto prevenirlo per l'alterezza del senato romano. Que' sentimenti repubblicani che combattuti aveva in Lombardia, non gl'ispiravano punto di stima e di rispetto; onde rispose in tal modo da despota: non essere egli fatto per ricevere condizioni, ma per darle al popolo: che quando fa il bene de' suoi sudditi, non segue che gl'impulsi del proprio cuore senz'esservi obbligato da veruna legge o giuramento.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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