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      La battaglia s'impegnò innanzi a castel sant'Angelo alla testa del ponte, e tra il Gianicolo ed il fiume presso ad una fonte di cui ora non rimane verun avanzo: nel primo luogo combattevano gli abitanti della città, nell'altro i transteverini. Tale era già l'effetto della disciplina repubblicana, che i Romani sostennero tutto il giorno lo sforzo dell'armata imperiale benchè composta delle migliori truppe tedesche. Furono però alla fine respinti, lasciando sul campo di battaglia mille morti e duecento prigionieri. All'indomani l'imperatore, che incominciava a mancar di viveri, s'allontanò da Roma col papa e s'accampò presso Tivoli. Colà celebrò la festa di S. Pietro e Paolo, nella quale il papa, dopo la messa, assolse tutti i soldati che avevano massacrate le sue pecore, dichiarando, non essere delitto il versare il sangue umano per sostenere il potere de' principi, e vendicare i diritti dell'impero84.
      Intanto l'avvicinamento della canicola moltiplicava nell'armata le febbri pestilenziali; onde, per evitare la fatale influenza dell'eccessivo85 caldo, Federico condusse le sue truppe nelle montagne del ducato di Spoleti, la di cui capitale, siccome tutte le altre città italiane, reggendosi a comune, ebbe la sventura di muover la bile dell'imperatore. Il fisco pretendeva dalla città di Spoleti un residuo pagamento di ottocento lire per diritto di fodero, e per questo titolo veniva imputata d'aver defraudati i diritti reali. Inoltre i consoli di Spoleti avevano arrestato il conte Guido Guerra, uno de' più potenti gentiluomini toscani, che, di ritorno da una legazione, voleva raggiungere l'armata.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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