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      Perciò l'imperatore divise l'armata in sette corpi che pose innanzi alle porte, ordinando loro di coprirsi subito colle trincee.
      Quello di questi corpi che più difficilmente poteva comunicare cogli altri, era capitanato dal conte Palatino del Reno e dal duca di Svevia. I Milanesi non tardarono ad accorgersi ch'era quasi isolato, ed avendolo attaccato la prima notte, lo posero in disordine. Ma il re boemo, accorso in ajuto de' suoi alleati, forzò i Milanesi a ritirarsi con perdita. Pochi giorni dopo gli assediati attaccarono il corpo comandato da Enrico duca d'Austria, ma furono ugualmente respinti.
      A due o trecento passi fuori della P. Romana eravi un antico monumento chiamato l'Arco de' Romani; quattro arcate massicce di marmo formavano una specie di portico112, al di sopra del quale ergevasi un'altissima torre ugualmente di marmo. Quaranta soldati milanesi eransi in questa rinchiusi, i quali, quantunque non avessero comunicazione colla città, vi sostennero otto giorni d'assedio, finchè i Tedeschi essendosi appostati sotto il portico medesimo, ov'erano al sicuro dalle frecce e dalle pietre che si gittavano dall'alto, ruppero la volta dell'edificio e forzarono gli assediati ad arrendersi113. Federico fece porre sulla sommità di questa torre una petriera che, signoreggiando le mura della città, faceva grandissimo danno agli assediati.
      D'altra parte i Milanesi, in alcune scaramucce di non molta importanza, sorpresero i Tedeschi, e tolsero loro sì grande quantità di cavalli che vendevasi cadauno per quattro soldi di terzuoli114; ma non ebbero ulteriori vantaggi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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