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      Un rinforzo condotto dal duca di Boemia lo raggiunse quando già trovavasi in faccia all'armata repubblicana, ch'egli circondò da ogni banda, togliendole la comunicazione con Milano. Allorchè i consoli s'avvidero della difficile situazione cui erano ridotti, non volendo dar tempo ai soldati di conoscere il comune pericolo, e non esporli a soffrire la fame, ordinarono di attaccare all'istante i nemici. Opposero ai Tedeschi ed all'imperatore i battaglioni di porta Romana e di porta Orientale, confidando loro la guardia del Carroccio, perchè l'ardore con cui difenderebbero quel sacro deposito, gli uguaglierebbe per lo meno ai Tedeschi, più di loro esperti nell'arte militare. Collocarono i battaglioni delle altre due porte e gli ausiliari bresciani contro gl'Italiani. Il valor personale di Federico, sormontando ogni ostacolo, penetrò fino al Carroccio, uccise i buoi che lo conducevano, atterrò la croce dorata ond'era ornato, e prese lo stendardo del comune. Ma intanto l'altr'ala dei Milanesi trionfava compiutamente degl'imperiali, di modo che le due armate credevano ugualmente d'aver guadagnata la battaglia, quando una violenta pioggia obbligò i combattenti a separarsi. Rientrando nel campo l'ala vittoriosa dei Milanesi, conobbero la rotta avuta dall'altra; perchè insofferenti dell'affronto fatto al Carroccio, uscirono tutti di nuovo per attaccare l'imperatore, il quale, avendo perduto molti suoi valorosi soldati e trovandosi separato dai Novaresi ch'erano fuggiti, abbandonò precipitosamente i prigionieri ed i suoi equipaggi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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