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      Quando l'assemblea fu riunita, alzossi il vecchio prelato, e colla mal ferma sua voce scongiurò i capi di fazione in nome del Dio della pace, per la salute delle anime loro, in nome della patria e della libertà, che le loro discordie menavano ad aperta ruina, a giurare sul vangelo intera dimenticanza delle loro contese, e stabil pace. Poich'ebbe terminato di parlare, gli araldi si presentarono a Rolando Avogado, l'un de' capi d'una fazione che trovavasi presente all'assemblea, ed assecondati dalle acclamazioni del popolo e dalle preghiere de' suoi parenti medesimi, gl'intimarono di accedere al voto dei consoli e della nazione.
      Rolando stracciavasi gli abiti da dosso, e, sedutosi in sulla terra e piangendo, chiamava ad alta voce i morti parenti che aveva giurato di vendicare, e che non gli acconsentivano di perdonare le loro antiche offese. E perchè non potevano ridurlo ad appressarsi al luogo ove stava il libro de' vangeli, gli s'avvicinarono i consoli stessi, l'arcivescovo ed il clero, i quali a forza di preghiere lo fecero finalmente giurare sul vangelo obblio delle passate inimicizie.
      Folco e Castro ed Ingo della Volta, capi della contraria parte, non erano intervenuti all'adunanza, onde il popolo ed il clero recaronsi in folla alle loro case, e trovaronli già commossi da quanto era stato loro raccontato; perchè, approfittando delle loro disposizioni, li fecero giurare una sincera riconciliazione, e dare il bacio della pace ai capi dell'opposta fazione. In segno di allegrezza per così lieto avvenimento, si suonarono le campane della città, e l'arcivescovo ritornato sulla pubblica piazza intuonò il Tedeum in onore del Dio della pace che aveva salvata la patria162.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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