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      Per lo contrario, se dobbiamo dar fede a Romualdo di Salerno che assistette a queste conferenze come ambasciatore del re di Sicilia, Federico non acconsentì alla tregua che il papa proponeva per accomodamento, se non quando il papa gli accordò il godimento per quindici anni dell'eredità della contessa Metilde238.
      Ad ogni modo sembrava che una tregua potesse essere il solo mezzo di dar la pace all'Italia, poichè non era possibile di convenire intorno alle opposte pretese e conchiudere un trattato definitivo. Alessandro propose perciò una tregua di quindici anni col re di Sicilia, e soltanto di sei coi Lombardi. Federico, senza rifiutarvisi positivamente, chiedeva d'avvicinarsi al congresso per facilitarne i trattati. Di consenso del papa abbandonò la Pomposa, delizioso palazzo in cui faceva la sua dimora presso Ravenna, per istabilirsi a Chiozza; ma quando si seppe essere arrivato in questa città posta nella laguna alla distanza di sole quindici miglia da Venezia, quei Veneziani che favorivano la sua parte, importunavano il Doge perchè lo ricevesse nella capitale; rimostrando non potersi senza indecenza lasciare il capo dell'Impero esigliato in una miserabile bicocca; che avendo Alessandro acconsentito che venisse fin là, non aveva più ragione d'impedire ch'essi soddisfacessero al dover loro, accogliendolo in una maniera conforme alla sua dignità239. Federico, avvisato di questi movimenti, ricusò a bella prima di sottoscrivere i due trattati che gli si presentarono; ma quando seppe che il papa e gli ambasciatori siciliani per timore della sua venuta disponevansi ad abbandonare Venezia, approvò gli articoli convenuti dai suoi plenipotenziari.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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