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      Ad una libertà divisa cogl'ignobili dovevano preferire un'indipendenza solitaria nei loro castelli; e desiderando procacciarsi il favore d'una potenza cui non volevano essere ubbidienti, preferivano l'imperatore al popolo. La quasi assoluta mancanza di storici contemporanei che scrivessero degli ultimi anni del secolo dodicesimo, non ci permette di sapere se prima si manifestasse la gelosia de' plebei, o l'ambizione de' nobili; tanto più che diversi furono in ogni città i motivi delle prime dissensioni, comechè per altro in ogni città queste passioni armassero l'un contro l'altro gli opposti partiti.
      Quantunque ne sia incerta l'epoca, sappiamo che dopo la pace di Costanza i Milanesi fecero alcune mutazioni alla loro costituzione, separando con maggior precisione i suoi diversi poteri. Nel 1185, Federico Barbarossa aveva loro accordato il privilegio di nominare il podestà e di conferirgli coi soli suffragi del popolo il titolo e le prerogative di conte della loro città258. Privarono perciò degli attributi giudiziarj i loro consoli, dandogli allo straniero podestà, che nominavano ogni anno per essere nel tempo medesimo il depositario della forza pubblica. A questo magistrato spettava esclusivamente il diritto d'ordinare l'esecuzioni capitali, e per insegna di questo poter di sangue, che così allora si chiamava, il podestà era preceduto da un uomo che portava una spada sguainata. Dopo tal epoca v'ebbero in Milano tre diversi poteri, dell'arcivescovo, del podestà e dei consoli. Perchè il primo fu anticamente conte della città, venivano in suo nome pronunciate ancora tutte le sentenze, benchè attualmente non vi prendesse alcuna parte; erasi pure conservato all'arcivescovo il diritto di coniare le monete, di fissare ed alterare il valore della specie; come pure in suo nome e per suo conto esigevasi un pedaggio alle porte di Milano259. Quantunque gli fossero dalle leggi conservate queste prerogative, il popolo teneva aperti gli occhi sul suo prelato, pronto a scacciarlo dalla città qualunque volta s'accorgesse che avesse oltrepassati i limiti dei diritti conservatigli.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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