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      La casa del colpevole era all'istante assediata, e venuta in mano della forza pubblica si spianava fino alle fondamenta. In questa esecuzione, quantunque talora si punissero i colpevoli coll'ultimo supplicio, non conservavansi altrimenti le forme del foro, nè si aveva verun riguardo alla libertà d'una ben ordinata repubblica. In mezzo ad uomini indipendenti e quasi sempre in guerra gli uni contro gli altri, lo stesso capo dello stato moveva guerra ai cittadini ribelli, e coll'apparato della sedizione intratteneva nella repubblica una tal quale subordinazione. Ognuno ripromettevasi la sua libertà dalla propria energia e non chiedeva al governo che la repressione d'un grandissimo disordine.
      Non erasi ancora supposto che un podestà potesse usurparsi il supremo potere, e perciò non si era cercato che di porsi in guardia contro la loro parzialità. Per prevenirla, ogni repubblica della Marca trivigiana aveva divisa l'elezione tra i due partiti che dominavano in ogni città. A Vicenza la nobiltà formava due fazioni, i conti di Vicenza, ed i signori del Vivario. Ogni fazione nominava il suo commissario, ed i due commissarj riuniti eleggevano ogni anno il podestà. A Verona le due famiglie di Montecchio, o Monticulo, e di S. Bonifazio, seguite dal rimanente della nobiltà, eransi ugualmente diviso il diritto d'eleggere il podestà296. Altrettanto facevano in Ferrara le fazioni dei Salinguerra e degli Adelardi equilibrate coll'attributo della stessa prerogativa.
      Non era supponibile che questa divisione di potere elettivo permettesse lunga pace a repubbliche male ordinate che contavano tra i loro cittadini i nobili, sovrani nei proprj castelli e quasi di forze uguali allo stato di cui erano membri, ed avvezzi a sbramare con aperto disprezzo dell'ordine pubblico tutte le loro passioni.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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