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      Enrico VI e Celestino III morirono l'anno 1197, e la loro morte cambiò sì fattamente i rapporti e le proporzioni delle forze dei due partiti, che il pontefice ebbe la volta sua per ispogliare di alcuni diritti l'autorità reale senza incontrare resistenza e senza che i suoi avversarj riclamassero contro la sua ambizione. Immediatamente dopo la morte di Celestino, Innocenzo III, nobile romano, conte di Signa, fu nella fresca età di trentasett'anni nominato papa. Egli portava sulla santa sede una profonda conoscenza degl'interessi della sua patria e di quelli della Chiesa, il coraggio e l'ambizione d'un giovane gentiluomo, e la fama di santità e di sapere che gli avevano procacciato la regolarità dei costumi ed alcune opere a que' tempi assai pregiate314. Dall'altro canto Federico II, il successore d'Enrico, era ancora fanciullo di due anni, la di cui madre Costanza in quell'anno che sopravvisse al marito, erasi data al partito del papa per averne il suo appoggio; divideva co' suoi sudditi l'odio concepito contro i Tedeschi ministri della tirannide del marito, ed aveva dichiarato nemico del suo regno il generale Marcovaldo allora duca di Ravenna e marchese d'Ancona. Poi quando venne a morte, scelse Innocenzo III per tutore del figliuolo e per amministratore del suo regno; e come potesse temere che il papa si rifiutasse a tale ufficio, gli assegnava un canone per allettarlo ad incaricarsene.
      Enrico VI aveva prima di morire ottenuto dai principi di Germania l'elezione del figliuolo Federico I in re dei Romani, onde assicurargli con tale atto la successione all'Impero; pure, morto Enrico, niuno si prese cura dei diritti che poteva aver acquistati all'Impero questo fanciullo; e la corona non fu contrastata che tra due pretendenti, Filippo, duca di Svevia, il maggiore de' fratelli d'Enrico VI, ed Ottone allora duca d'Aquitania, figliuolo d'Enrico il leone, già duca di Baviera e Sassonia315. Filippo Augusto, re di Francia, si dichiarò a favore del primo; e Riccardo cuor di leone, re d'Inghilterra, per l'altro; ed amendue sostennero il loro protetto con tutti i loro tesori e tutte le loro forze, sicchè l'uno e l'altro furono dichiarati imperatori dal proprio partito; Filippo di Svevia dal ghibellino, ed Ottone dal guelfo; ciò che accrebbe a dismisura l'animosità delle due parti; le quali riputando legittima l'elezione dei proprio capo, presero a difenderla con lunghe e sanguinose guerre, che tutte occuparono le forze della Germania.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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