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      L'atto originale della lega toscana conservato nell'archivio di Fiorenza venne pubblicato da due storici moderni326; ma è cosa sorprendente che niuno degli storici contemporanei, ad eccezione del biografo d'Innocenzo III, ricordasse questa lega, per cui ne conosciamo imperfettamente le condizioni e gli effetti. Pare che le città toscane si fossero accostumate a considerarsi come un solo corpo dopo che gl'imperatori stabilirono a san Miniato un commissario327 destinato a raccogliere le imposte di tutta la provincia; ebbero dopo tale epoca frequenti adunanze provinciali, cui ogni città spediva un rettore o deputato. Se crediamo allo storico di Siena Malavolti328, questo rettore non aveva alcuna autorità nella sua patria, ma veniva obbligato da un giuramento a cooperare nell'adunanza al ristabilimento della pace in Toscana ed al ben comune di tutta la provincia. Quando i rettori toscani sapevano esser nata qualche querela tra due città, riunivansi all'istante, e, quantunque le rispettive comuni fossero impegnate in opposti partiti, non iscioglievasi l'assemblea, finchè non avesse fatta ogni pratica per ristabilire la pace; e non riuscendovi, non lasciavano, anche durante la guerra, di riunirsi i deputati a certi determinati tempi, onde valersi di ogni nuovo accidente per metter fine alla guerra. La dieta medesima eleggeva i rettori che dovevano rimpiazzare quelli che cessavano, ponendo sempre gli occhi sopra persone conosciute le più capaci di contribuire al mantenimento della pace329. Questa continuazione aristocratica non era pericolosa alla libertà delle repubbliche, da che i rettori non godevano di alcuna autorità nella loro patria; ed aveva invece l'avvantaggio grandissimo di conservare, anche in mezzo alle passioni popolari ed alle rivoluzioni dalle medesime eccitate, l'amore della pace nell'assemblea, siccome principio vitale della sua esistenza.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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