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      Gli Albigesi, dicono essi, riconoscono nell'universo due potenze creatrici, quella del mondo invisibile, ch'essi chiamano il Dio buono, e quella del mondo visibile che chiamano il Dio cattivo. E questo non è altro che il sistema di Manete intorno all'eternità dello spirito e della materia. Attribuivano al primo il nuovo testamento, l'antico al secondo; e per provare che l'ultimo era effettivamente l'opera del Dio del male, davano risalto a tutti i delitti che sono nel medesimo accennati, e a quelle qualità di Dio geloso, vendicatore e terribile che gli Ebrei credevano vedere nell'Essere supremo. Non ammettevano l'incarnazione del salvatore, insegnando che era disceso soltanto spiritualmente, senza giammai investire un corpo; credevano gli uomini essere angioli decaduti dalla primitiva loro grandezza, le di cui anime dopo alcune trasmigrazioni dovevano poi rientrare nell'antica loro gloria388. Tali erano almeno le opinioni di un piccol numero, giacchè non sembra che la credenza loro fosse uniforme; dal che deve conchiudersi che lasciavano a tutti la libertà di esaminare la propria fede.
      Nello stato di corruzione in cui a que' tempi trovavasi la Chiesa romana, avrebbela esposta a gravi pericoli il permesso di entrare in troppo minute discussioni. I capi di setta smarriti negli andirivieni389 di un'oscura metafisica, ammettevano probabilmente sistemi che derogavano alla maestà dell'Essere supremo: ma quando volgevano lo sguardo verso la Chiesa cattolica trovavano troppo aperti abusi da attaccare e troppe contraddizioni nelle pratiche de' grandi prelati e nelle cose disciplinari da rivelare.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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