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      Finalmente il ritorno della sovrana autorità tra le mani dei Greci, era per essi come una vittoria nazionale, che doveva attaccarli al loro monarca. Tutto prometteva all'Impero greco una costante prosperità, se il despotismo era mai capace di renderla stabile.
      Non è qui bisogno di tener dietro alla vergognosa storia de' monarchi di Costantinopoli ed ai deboli intrighi della loro corte, per sapere a qual punto di avvilimento questo governo, tanto favorito dalle circostanze, aveva ridotta la razza umana: basta osservare cosa fosse l'Impero greco quando i crociati risolsero di conquistarlo; senza armate, senza flotte, senza tesori, senza coraggio, senza talenti; non contava un solo generale che avesse saputo meritarsi la stima de' soldati, quantunque l'Impero si trovasse sempre impegnato in guerre civili e straniere. Nel lungo corso di dieci secoli non produsse una sola opera scientifica o letteraria che s'innalzasse al di sopra della mediocrità, sebbene siansi sempre più o meno coltivate le lettere, e che i Greci fossero intimamente persuasi d'essere i soli al mondo capaci di scrivere, e che senza di loro tutti i popoli da essi chiamati barbari sarebbero condannati a perpetua obblivione409. Ogni energia era talmente spenta ch'erano perfino cessate le dispute religiose; ed i sofisti greci non si occupavano più delle interminabili loro controversie; e dopo l'ottavo secolo niuna nuova eresia aveva turbata la tranquillità di quella Chiesa410. Un'altra prova di questo indebolimento è che i Greci avevano rinunciato ad ogni commercio straniero, malgrado la superiorità delle loro ricchezze, malgrado i sommi vantaggi de' loro porti e delle loro posizioni, e malgrado l'esclusivo possesso lungo tempo conservato: erano i repubblicani d'Italia, che stabilitisi tra di loro, ne facevano tutto il traffico.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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