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      Dopo tale disastro tutti i Latini che da lungo tempo erano domiciliati in Costantinopoli, ed erano più di quindici mila, abbandonarono le antiche loro abitazioni e si salvarono presso i crociati in Galata.
      L'odio de' Greci attaccavasi pure al giovane Alessio, che veniva risguadato come l'autore di tanti disastri, e caduto in sospetto di volere, giusta le sue promesse, atterrare la religione, e ridarli sotto il giogo del pontefice di Roma460. Gli rinfacciarono come una viltà la sua domestichezza coi Latini, dicendo che questo principe macchiava l'illustre e glorioso nome d'imperatore romano quando entrava nelle tende dei barbari con poco seguito, quando partecipava ai loro giuochi, alle loro crapule, e quando permetteva a mercadanti insolenti di porre sul suo capo la berretta di lana, mentre essi a vicenda ornavansi del suo diadema fregiato d'oro e di pietre.
      Infatti Alessio niente ometteva461 di tutto ciò che poteva conciliargli l'affetto dei Latini; egli aveva da loro ottenuta la promessa di prolungare il loro soggiorno a Costantinopoli fino al prossimo mese di marzo, ed a tale condizione erasi obbligato di tenere l'armata provveduta di viveri, e di pagare le spese de' vascelli veneti. All'epoca del grande incendio di Costantinopoli, il giovane Alessio erasi avanzato nella Tracia, accompagnato dal marchese di Monferrato e da Enrico fratello del conte di Fiandra462 per ricevere il giuramento di fedeltà dalle città poste lungo la costa del Bosforo, e per sottomettere quelle che si ostinassero a riconoscere l'autorità di suo zio il vecchio Alessio.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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