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      Quando il principe ritornò per la festa di san Martino, dopo una campagna abbastanza gloriosa, trovò l'odio de' Greci cresciuto a dismisura per il recente infortunio. D'altra parte i Latini diventavano diffidenti; lagnavansi che il pagamento loro promesso non si facesse più sollecitamente, nè volevano ammettere per iscusa del ritardo i troppo legittimi motivi dell'incendio della città e della guerra manifestatasi coi Valacchi e coi Bulgari. Trovarono che l'imperatore affettava con loro un orgoglio che prima non manifestava; e prendendo improvvisamente un partito violento, spedirono sei deputati, tre baroni e tre veneziani per isfidarlo nel suo palazzo.
      Villehardovin fu anche in questa occasione del numero dei messaggieri, ma fu Coesnon di Bethuns, che giunto alla presenza dei due imperatori, dell'imperatrice e di tutta la corte, portò la parola; «Sire, egli disse, siamo venuti a voi per parte dei baroni dell'armata, e per parte del duca di Venezia: sappiate ch'essi vi rinfacciano il bene che vi hanno fatto... Voi gli avete giurato, voi e vostro padre, di osservare le convenzioni; essi hanno la vostra carta; ma voi non la osservaste come avevate obbligo di fare. Noi vi abbiamo più volte domandato, e vi domandiamo oggi in presenza di tutti i vostri baroni..... Se voi lo fate, ne sarete allora stimato assai; se non lo fate, sappiate che d'ora innanzi non vi tengono più nè per signore nè per amico. Al contrario essi procacceranno in ogni maniera il loro vantaggio, e ve lo mandano essi a dire, imperciocchè non faranno male nè a voi, nè ad altri finchè v'abbiano sfidato; ch'essi non commisero giammai tradimento, e ne' paesi loro non sì costuma di farlo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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