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      La battaglia si protrasse dal mezzogiorno fino a notte innoltrata, e terminò colla rotta totale dei Milanesi495.
      Oltre queste guerre tra le città, altre se ne manifestavano ancora nell'interno di ogni repubblica, cui davano motivo l'insolenza dei nobili, o la gelosia dei cittadini. I primi, dopo essere stati forzati ad abbandonare i loro castelli per farsi abitatori delle città che gli avevano ammessi alla loro cittadinanza, trovaronsi resi più potenti dalla loro sconfitta. Essi non erano più, come per lo innanzi, dispersi e senza relazione gli uni cogli altri; anzi per l'opposto trovavansi uniti coi loro uguali, e più a portata di contrarre nuove alleanze; quindi maggiore erasi fatto il loro disprezzo pei borghesi, ai quali momentaneamente avevano dovuto cedere, e si credevano destinati a dominarli. Attribuivansi esclusivamente il nome di soldati (milites); e, quantunque a quest'epoca il valore fosse comune a tutti gl'Italiani, è probabile che superassero in virtù militari i loro concittadini, pei quali la guerra non era il principale affare. La rivoluzione che si fece in tutte le repubbliche, allorchè fu confidato ai podestà il supremo potere, era riuscita favorevole ai nobili. Un popolo geloso poteva bensì volere esclusi dagl'impieghi i suoi proprj gentiluomini; ma qualunque volta passava a scegliere in paese straniero un uomo sconosciuto per sottomettersi al suo governo, non sapeva liberarsi dall'antica prevenzione di tutti gli uomini in favore della nascita; prevenzione che tanto naturalmente decide delle scelte, quando non conosconsi le altre qualità. Fu legge fondamentale di tutte le repubbliche italiane di non iscegliersi per podestà che un gentiluomo; e questa legge non fu pure violata quando, nel calore delle guerre civili, i nobili appartenenti ad ogni repubblica vennero degradati ed esclusi da ogni diritto di cittadinanza.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





Milanesi Italiani