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      La numerosa popolazione di Milano doveva far trionfare il partito democratico. A Piacenza la fortuna delle armi si dichiarò per i gentiluomini: avevano anch'essi adottata la determinazione di uscire dalla città; ma quando furono in campagna aperta, trovandosi circondati dai loro vassalli, ricuperarono quella superiorità che avevano perduta nell'interno della mura. Finalmente il papa li mandò come mediatore il cardinale d'Ostia, il quale nel 1221 terminò le loro guerre con un trattato di pace, in forza del quale la metà delle magistrature ed i due terzi delle ambascerie venivano riservate alla nobiltà, rimanendo al popolo tutti gli altri pubblici impieghi497. Cremona era stata agitata da eguali discordie, ed andò debitrice della pace all'immediato intervento di papa Onorio III, il di cui breve ci fu conservato da uno storico cremonese498. Una parola dell'annalista di Modena ne fa conoscere che la sua patria non andava esente da tali sedizioni499: abbiamo altrove accennate quelle di Brescia, e pare che tutte le città lombarde fossero più o meno agitate da tale discordia.
      Molti storici moderni, parlando delle continue guerre tra le città, delle rinascenti dissensioni tra i loro diversi ordini, dipingono l'antico stato d'Italia come affatto infelice, ed accordano la preferenza ai tempi loro. Nel calcolare la felicità di una nazione, noi oggi trascuriamo affatto di porre a calcolo quella d'una numerosissima classe di uomini, destinati dalla società ad affrontare tutte le vicende della guerra e della sventura.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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