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      Quindi per mettere a numero le armate non abbisognavano arrolamenti forzati; la guerra era un dovere passaggiero, e direi quasi il dilettevole trattenimento d'ogni cittadino; la guerra, cui dovevansi consacrare soltanto pochi giorni dell'anno, per riprendere in appresso le proprie occupazioni; la guerra che il cittadino non faceva giammai senza un vivo sentimento della sua importanza e della gloria della sua patria; la guerra che in lui manteneva l'abitudine di quel valore, che tanto dannoso sarebbe il lasciar perdere alla massa del popolo; quell'abitudine che da lungo tempo non esisterebbe presso i moderni popoli, senza l'abuso d'una guerra privata, allora affatto sconosciuta, il duello.
      In questa età le battaglie sono meno micidiali che le malattie; meno micidiali che la memoria crudele del paese natale, della memoria d'un bene perduto, che ogni anno fa perire di dolore tante reclute. Nelle guerre d'Italia tutto incominciava e finiva colla battaglia; niun soldato cadeva che sotto il ferro, ed inoltre le battaglie erano meno micidiali che a' nostri giorni. Calcolando anche tutta l'Europa, quantunque la guerra si facesse fino alla porta d'ogni cittadino, distruggeva assai meno gente nel tredicesimo che nel decimottavo secolo; ed inoltre non cadevano che vittime volontarie.
      E convien dire che le interne discordie e le guerre esterne non fossero troppo dannose all'accrescimento della popolazione e delle ricchezze delle città, poichè in quell'epoca tutte le cronache parlano della necessità di dilatare le mura500, dei pubblici edificj innalzati in ogni città, delle rocche fortificate e di molti altri oggetti che attestano indubitatamente le sue forze e le sue ricchezze.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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