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      Mentre Federico occupavasi interamente degli affari del suo regno di Puglia e di quelli di Terra santa; mentre si batteva ad un tempo contro i Saraceni, contro i crociati, contro i baroni ribelli e contro gl'intrighi degli ecclesiastici, il Settentrione dell'Italia, sotto la protezione della Chiesa, formava una lega assai più dannosa all'autorità imperiale, una lega che dava maggior consistenza alle repubbliche lombarde, rendendole affatto indipendenti.
      Tutti i predecessori di Federico II avevano portato il titolo di re di Lombardia, o d'Italia; titolo loro conferito col porgli sul capo la corona ferrea conservata in Monza. Federico solo non avea ancora ottenuto dai Milanesi questa corona, quantunque non lasciassero di riguardarlo quale legittimo imperatore531. Federico aveva fin allora dissimulato il suo risentimento; ma i Milanesi non ignoravano quanto un simile rifiuto doveva offendere la sua vanità; e per mettersi al coperto dalla sua collera, entrarono in trattati con quelle città che da più anni avevano mostrato attaccamento al partito guelfo. Proposero di dare maggior durata e consistenza alla loro alleanza, approfittando perciò dell'espressa concessione di Federico Barbarossa stipulata nel trattato di Costanza. Con questo trattato veniva alle città conservato il diritto di allearsi fra di loro per difendere la propria libertà, ed in ispecie di rinnovare, quando lo credessero conveniente, la confederazione o società lombarda.
      Queste negoziazioni eransi incominciate l'anno 1226 quando i Lombardi ebbero avviso che Federico si disponeva di passare a Cremona, ove apriva una dieta del suo regno d'Italia532. Sentirono il bisogno di affrettare il trattato, onde il giorno due di marzo, in una chiesa del distretto di Mantova detta san Zenone di Mozio, i deputati di Milano, Bologna, Piacenza, Verona, Brescia, Faenza, Mantova, Vercelli, Lodi, Bergamo, Torino, Alessandria, Vicenza, Padova e Treviso, rinnovarono per venticinque anni l'antica lega lombarda.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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