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      Padri, con alcune riflessioni morali, senza ornamenti di stile, senza forza o profondità, senza varietà di figure, e per dirlo in una parola senza niente di tutto quanto forma il carattere d'un eloquente oratore. Ma ciò che sembrerà ancora più strano, sì è che questi discorsi facevansi in latino. Vero è che, come l'osserva Tiraboschi, in tal epoca la lingua latina era più vicina alla volgare che si parlava comunemente, di quel che lo sia adesso la toscana ai dialetti delle diverse province d'Italia, ove gli oratori e gli avvocati non adoperano pure che questa elegante lingua556: e pure sono intesi dalle ultime classi del popolo, che pur non sanno parlare lo stesso linguaggio557.
      Per altro in quest'epoca cominciavasi appunto a coltivare la lingua italiana non più come un barbaro dialetto, ma come una lingua adattata ad esprimere i sentimenti del cuore e le sottigliezze dell'ingegno; ed in quest'epoca i primi poeti siciliani prepararono colle loro rime e canzoni quella dotta lingua di cui Dante doveva bentosto usar sì nobilmente. Fino nella prima sua gioventù, Federico II, gli andava incoraggiando; era poeta egli medesimo, ed i pochi versi ch'egli scrisse probabilmente avanti il 1212, sono forse i più antichi che siansi conservati in lingua italiana. I suoi figli, il suo ministro Pietro delle Vigne558, e tutti i più riputati personaggi della sua corte, nutrivano lo stesso amore per la poesia, e l'incoraggiavano non meno col loro esempio, che colla loro splendida munificenza559. E per tal modo questa nuova poesia fu trattata soltanto dai sudditi del regno di Napoli, ed anche vivente Dante, la lingua volgare, ed in particolare quella de' poeti, chiamavasi siciliana560.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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