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      E per tal modo gran parte della Marca si andava inimicando all'imperatore: il marchese d'Este ricuperava una dopo l'altra le terre toltegli da Ezelino, il quale, credendosi alfine talmente stabilito in Padova da poter gustare impunemente il piacere delle più atroci vendette, faceva decapitare sulla pubblica piazza i più potenti gentiluomini, e morire tra le fiamme o sopra un vergognoso palco gl'infelici cittadini che sospettava attaccati alla causa della libertà. Diciotto di questi sgraziati perirono in un solo giorno nel prato della valle di Padova30.
      Trattanto l'imperatore aveva condotta la sua armata nel territorio di Bologna, ove consumò parecchi mesi nell'assedio di alcune rocche: di dove si volse contro i Milanesi senza ottenere verun decisivo vantaggio. L'infelice esito dell'assedio di Brescia non era la sola causa dello scoraggiamento di Federico, e della guerra debolmente tratta in Lombardia. Questo principe dava fede alle predizioni degli indovini ed ai calcoli dell'astrologia giudiziaria, non movendo mai la sua armata se prima un astrologo non aveva determinato il preciso istante della partenza dietro accurata osservazione delle stelle. Allorchè, avvisato della ribellione di Treviso, disponevasi alla marcia per sottometterla, un eclissi del sole lo rimosse dall'impresa31. Forse un egual motivo lo consigliò ad abbandonare la Lombardia per isvernare in Toscana; e forse credette a ragione che gli si convenisse di avvicinarsi ai suoi stati delle due Sicilie, ed alla corte di Roma.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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