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      I suoi ambasciadori esaltavano la gloria militare che Carlo aveva acquistata in Terra santa, ed il coraggio ed il cieco zelo de' suoi soldati; la facilità ch'egli avrebbe di farli scendere in Italia, colla quale confinavano i suoi dominj, o pure di condurre le sue genti per mare dai porti della Provenza a Roma ed a Napoli. Ma tutti questi trattati furono rotti dalla morte di Corrado, il quale, appena ristabilito l'ordine nel suo regno, fu sorpreso a Lavello nella primavera del 1254 da mortal malattia, che lo trasse al sepolcro in età di 26 anni, mentre si disponeva a ripassare in Germania127. Corrado aveva sposata Elisabetta figlia d'Ottone, duca di Baviera, dalla quale era nato Corradino, che trovavasi in fanciullesca età presso la madre. Sentendosi vicino a morte, lo raccomandò caldamente a Manfredi, ed essendone contento lo stesso principe, dichiarò tutore di Corradino e balivo del regno128 il marchese Bertoldo d'Oenburgo, generale delle truppe tedesche, che lo avevano in grandissima stima.
      La morte di così gran principe della casa di Svevia in così breve tempo, dai papi e da alcuni scrittori guelfi si attribuì ad un'orribile serie di delitti. Si accusò Federico d'aver fatti morire due figliuoli del suo primogenito Enrico129; Manfredi d'aver soffocato sotto i guanciali suo padre ammalato a Fiorentino130; Corrado d'aver avvelenato il giovane Enrico131; e Manfredi di avere fatto altrettanto di Corrado132. Non sonovi forse esempi d'una famiglia, egualmente illustre e valorosa, accusata di più enormi delitti, e con sì poca apparenza di verità. Corrado sentì così vivamente le calunnie contro di lui divulgate dalla corte di Roma, che può in parte accagionarsi della sua morte il dispiacere avutone133.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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