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      Tenne la stessa strada di Capoa, e raggiunse Borello che l'aveva di poco preceduto: le due scorte, inasprite da mille precedenti ingiurie, s'insultarono e vennero alle mani: Borello fu ucciso contro il volere del principe, come lo attestano i suoi partigiani; ed è da credersi, perciocchè aveva troppa accortezza per non vedere che, quantunque figlio dell'imperatore e presontivo erede del trono, questo avvenimento lo poneva in grandissimo pericolo. Il papa citò Manfredi a presentarsi al tribunale di uno de' suoi nipoti, per purgarsi, se ancora lo poteva, dell'omicidio ond'era accusato; ed in pari tempo gli negò un salvacondotto per recarsi al tribunale: d'altra parte la città di Capoa fece prendere gli equipaggi del principe e spedì truppe per arrestarlo. Manfredi erasi chiuso in Acerra, il di cui conte era suo stretto parente; ma non tardò ad avvedersi che ognuno cercava di tenersi da lui lontano: lo stesso marchese d'Oenburgo che aveva approvata la sua condotta, si astenne dall'aver seco un abboccamento, e mise in campo contro il figliuolo dell'augusto suo padrone alcune lagnanze di cui non erasi prima nemmeno sognato. Bentosto il marchese Lancia, zio materno di Manfredi, gli diede avviso che non era in Acerra sicuro, perchè vi sarebbe assediato con forze superiori; e che se egli, a seconda dell'ordine pontificio, si dava spontaneamente in potere del papa, sarebbe stato chiuso in una prigione, per essere in seguito condannato all'esilio ed alla perdita de' suoi beni, e fors'anco alla morte.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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